Appalti, le categorie di CGIL CISL UIL di Bergamo esprimono la propria soddisfazione per il ripristino della clausola sociale nel disegno di legge sugli appalti.  “Un grande risultato, per cui il sindacato si è battuto con forza. È una norma di garanzia e di civiltà nel lavoro, che non può e non deve essere stralciata”. Così Mario Colleoni,  Alessandro Locatelli e Anila Cenolli che, rispettivamente per FILCAMS CGIL, FISASCAT CISL e UILTUCS UIL seguono la partita, commentano l’approvazione in Commissione Ambiente alla Camera dell’emendamento alla legge delega in materia di appalti pubblici che ripristina l’obbligatorietà della clausola sociale a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori.

In provincia di Bergamo sono quasi 20.000 i lavoratori e lavoratrici che operano sugli appalti, la maggior parte donne, con meno di 24 ore settimanali. Part-time involontari che si devono accontentare di stipendi vicini alla soglia della povertà: questi sono i lavoratori invisibili che permettono il funzionamento di Ospedali e uffici pubblici, perché senza di loro i cittadini non potrebbero fruire dei servizi essenziali.

Certamente non hanno una professionalità elevata come quella di un medico o di un funzionario pubblico, ma alla pari di questi contribuiscono alla fornitura di beni e servizi che noi tutti fruiamo tutti i giorni. Pulizie, mense, vigilanza, personale socio sanitario assistenziale che durante i mesi caldi della pandemia sono stati definiti “eroi” e che due anni dopo hanno visto a rischio il proprio posto di lavoro per mezzo del disegno legge del 23 marzo scorso che avrebbe reso facoltativo l’inserimento delle clausole sociali nei bandi di gara d’appalto.

CGIL CISL e UIL hanno pertanto contestato la decisione presa e chiesto con forza il ripristino dell’obbligo di inserire le clausole sociali nei bandi di gara al fine di garantire la prosecuzione del rapporto di lavoro delle Lavoratrici e Lavoratori operanti negli appalti.

La clausola sociale non è solamente elemento di garanzia della prosecuzione del posto di lavoro ma anche della tutela retributiva. Altrettanto importante è l’inserimento del principio dell’offerta economicamente più vantaggiosa.

Senza la clausola sociale e il principio dell’offerta economicamente più vantaggiosa si sarebbe creato maggiore precariato e si sarebbero messe in discussione le retribuzioni in un settore prevalentemente femminile sottoposto a frequenti cambi d’appalto

Siamo molto soddisfatti del risultato raggiunto con la reintroduzione della clausola sociale negli appalti, approvata nella Commissione Ambiente alla Camera – dice Anila Cenolli. Una battaglia nella quale il Sindacato ha creduto molto e alla fine abbiamo ottenuto un ottimo risultato dove si garantisce una stabilità ai lavoratori soprattutto donne, allo stesso tempo grazie alla reintroduzione di questo istituto si ripristina un deterrente al dumping salariale e al lavoro nero che caratterizza il settore”.

Per Alessandro Locatelli, “… dobbiamo ringraziare i lavoratori che ci hanno supportato in questa vertenza aderendo al presidio che abbiamo organizzato unitariamente il giorno 11 aprile dove le OO.SS sono state ricevuto dall’Illustrissimo Prefetto che ha ascoltato le nostre preoccupazioni e richieste”.

L’introduzione della facoltà – invece dell’obbligo – di inserimento della clausola nei bandi di gara era un inaccettabile passo indietro che bisognava eliminare, e così è stato fatto – conclude Mario Colleoni. Questo risultato è stato ottenuto anche grazie alla partecipazione attiva di lavoratrici e lavoratori ai tanti presidi organizzati, anche a Bergamo, oltre ad essere la conseguenza di un dialogo in questo caso costruttivo con una parte della politica, utile a ristabilire un principio di giustizia sociale che ci auguriamo non venga più messo in discussione”.

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